Il Diario di Giorgio De Giorgi

23 gennaio 2025

Caro diario.

Dopo la notte insonne, ho deciso di consultare nuovamente Joel prima di recarmi al ristorante. Non appena ho preso la piuma e l’ho intinta nel calamaio, le parole hanno iniziato a emergere con una chiarezza inquietante:

Segui il passato di Lucrezia. La chiave si nasconde tra le sue ombre.

Il passato di Lucrezia? Che cosa intendeva dire Joel? È vero che conosco Lucrezia… ma effettivamente ci siamo frequentati soltanto per un mese, non so nulla del suo passato né tanto meno di questi ultimi due anni. Ho lasciato il diario e mi sono diretto al ristorante, cercando di mantenere la concentrazione sul lavoro. Tuttavia, la mia mente era altrove. Non sono riuscito a smettere di pensare al messaggio di Joel e al caso di Francesco.

Verso mezzogiorno, mentre preparavo i piatti da servire, il mio telefono ha vibrato. Era un messaggio di Lucrezia.

“Ci vediamo alle 20:00. Ho prenotato un posto tranquillo per noi.”

Il messaggio mi ha dato un misto di sollievo e apprensione. Se devo scoprire di più sul suo passato, questa cena è l’occasione perfetta.

Alle venti in punto, sono arrivato al ristorante che Lucrezia ha scelto. È un locale piccolo e accogliente, con luci soffuse e un’atmosfera intima. Quando l’ho vista, seduta al tavolo con un sorriso incerto, ho sentito un nodo allo stomaco. È bellissima, ma c’è qualcosa nei suoi occhi che sembra tormentarla.

Dopo i convenevoli iniziali, la nostra conversazione si è spostata sul caso di Francesco. Lucrezia era ancora scossa, ma decisa a parlare.

“C’è qualcosa che non ti ho detto,” ha iniziato, abbassando lo sguardo sulla tovaglia.

“Puoi dirmi tutto,” l’ho incoraggiata.

“Francesco e io ci conoscevamo da molto tempo, ben prima che iniziassi a frequentare il poligono,” ha ammesso. “Era un amico di famiglia, ma negli ultimi mesi aveva iniziato a comportarsi in modo strano.”

Questa rivelazione ha aperto nuove domande. Che cosa era successo a Francesco per cambiare il suo atteggiamento? Lucrezia ha proseguito.

“L’ultima volta che abbiamo parlato seriamente, mi ha detto che stava raccogliendo prove contro qualcuno. Mi ha chiesto di tenermi lontana dal poligono per un po’, ma non gli ho dato ascolto. Pensavo fosse solo stressato.”

“Hai idea di chi potesse essere questa persona?”

Lei ha scosso la testa.

“No. Ma so che aveva nascosto qualcosa nel suo ufficio. Mi aveva accennato a un dossier importante.”

Un dossier. Questo è sicuramente un indizio cruciale. La cena è continuata con toni più leggeri, non come avrei voluto che fosse. Lucrezia non ha mai accennato al nostro passato… sembra quasi che viva in una sorta di amnesia. Ora eccomi qui a casa a riempire queste pagine. Domani dovrò cercare quel dossier. Joel dovrà guidarmi ancora una volta, e io sono pronto a seguire ogni suo suggerimento.

22 gennaio 2025

Caro diario.

Questa te la devo proprio raccontare. Oggi il ristorante era chiuso per riposo. Mi stavo vestendo per andare a cena con Lucrezia. Ero davanti allo specchio e ho ricevuto una telefonata inaspettata dal comandante dei carabinieri, il Maggiore Casale.

“De Giorgi, avrei di nuovo bisogno del suo aiuto per un caso complicato. Ci troviamo al tiro a segno di Avigliana. Può venire subito?”

Dopo aver accettato, ho lasciato il mio appartamento, indossando in fretta il cappotto. La mia giornata doveva essere incentrata esclusivamente sulla cena con Lucrezia, un passo importante per riavvicinarci. E invece, eccomi qui, diretto verso un altro enigma.

Il tiro a segno si trova dall’altra parte di Avigliana, nei pressi della chiesa di San Pietro. Quando sono arrivato, il parcheggio era già pieno di auto delle forze dell’ordine. L’aria era gelida, e la scena era caotica. Il Maggiore Casale mi ha accolto con una stretta di mano decisa e mi ha condotto verso il campo da tiro.

“Abbiamo trovato il corpo di un uomo, ucciso con un colpo alla testa. L’arma usata sembra essere un fucile di precisione,” ha spiegato. “La vittima è Francesco Biagini, un istruttore del centro. Era molto conosciuto qui. Pensavamo fosse un incidente, ma ci sono troppi dettagli che non tornano.”

Seguendolo, sono entrato nella zona degli uffici. Il corpo era ancora sul pavimento, circondato dalla scientifica. Una macchia di sangue scuro si allargava sotto di lui. Era evidente che fosse morto sul colpo. Ho osservato il fucile appoggiato poco distante. Era un modello avanzato, non qualcosa che un principiante avrebbe potuto usare con facilità.

“Chi ha trovato il corpo?” ho chiesto.

“Lucrezia Ferrante,” ha risposto il Maggiore.

Il mio cuore ha avuto un sussulto. “Lucrezia Ferrante?”

“Sì, è lei che ha chiamato i soccorsi. La stiamo interrogando in questo momento. Devo dire che sembra scossa, ma collaborativa.”

Non avrei mai immaginato che la nostra cena avrebbe preso questa piega. Mi sono fatto largo tra gli agenti e ho trovato Lucrezia seduta su una panchina, il viso pallido e gli occhi gonfi. Mi sono avvicinato con cautela.

“Lucrezia, stai bene?”

Alzando lo sguardo, ha mostrato un misto di sorpresa e sollievo nel vedermi.

“Giorgio, tu che ci fai qui? È terribile! Ho trovato Francesco morto. Non riesco a crederci.”

“Puoi raccontarmi cosa è successo?”

Lei ha annuito debolmente.

“Ero qui per allenarmi, come faccio ogni settimana. Francesco mi stava aiutando con il mio tiro di precisione. Siamo stati insieme fino a circa le diciotto. Poi lui è andato nell’ufficio per controllare qualcosa. Dopo un po’, non vedendolo tornare, sono andata a cercarlo e… l’ho trovato così.” La sua voce si è rotta e ha portato una mano alla bocca, cercando di trattenere le lacrime.

“Hai visto qualcun altro? Qualcosa di strano?”

“No, non c’era nessuno. Solo silenzio. Ho sentito uno sparo prima, ma pensavo fosse qualcuno al poligono.”

Ho stretto leggermente la sua mano per rassicurarla.

“Stai tranquilla. Troveremo chi ha fatto questo.”

Mentre stavo parlando con lei, il diario, che ho sempre con me nello zaino, ha iniziato a vibrare, come se volesse attirare la mia attenzione. Non potevo aprirlo in quel momento, ma sapevo che avrei avuto bisogno del suo aiuto.

Con una scusa mi sono allontanato dalla scena del crimine e, soprattutto, da Lucrezia. Ho finalmente avuto il tempo di consultare il diario. Quando l’ho aperto, le parole si sono materializzate sulla pagina con la consueta velocità.

Giorgio, questo omicidio non è come sembra. Francesco non è stato ucciso per caso. La chiave è in una vecchia amicizia.

Vecchia amicizia? Questo aggiungeva un ulteriore livello di complessità. Chi poteva avercela con Francesco a tal punto da ucciderlo? E come si collegava tutto questo a Lucrezia? Avevo molte domande e poche risposte.

Ho passato il resto della sera cercando informazioni su Francesco Biagini. Era un uomo stimato, con una lunga carriera come istruttore di tiro. Ma la sua vita privata sembrava un po’ meno trasparente. Ho scoperto che aveva avuto alcune controversie in passato, inclusi conflitti con un ex socio in affari. Una pista da seguire.

Tornato a casa mi sono messo a preparare la cena… senza Lucrezia. In quel momento ho ricevuto un suo messaggio.

“Scusa per la cena. Non ho ancora capito perché tu fossi al tiro a segno, ma mi sono sentita sollevata nel vederti. Mi hanno portata in caserma per convalidare la mia deposizione e sono uscita solo adesso. Vuoi cenare insieme domani? Ho bisogno di parlare.”

Lucrezia ha bisogno di me, e io farò tutto il possibile per aiutarla, sia con il caso che con il nostro passato. Mi sa che questa sera dormirò molto poco.

21 gennaio 2025

Caro diario.

Oggi pomeriggio ho deciso di uscire per schiarirmi le idee. Stavo passeggiando lungo la Dora, un luogo che mi ha sempre dato conforto. Le acque tranquille riflettevano il cielo grigio, e l’aria gelida mi aiutava a mettere ordine nei pensieri. Chissà se Lucrezia si sente allo stesso modo. Chissà se mi sta pensando.

Quando sono tornato a casa, il diario era ancora chiuso sulla scrivania. Per un attimo mi è venuta la tentazione di aprirlo e chiedere consiglio a Joel. Ma poi mi sono fermato. Questa è una cosa che devo affrontare da solo. Non posso continuare a nascondermi dietro al diario o al passato. Se voglio che questa storia abbia un futuro, devo essere io a costruirlo.

Ho deciso di invitarla a cena per domani. Non so se accetterà, ma devo provarci. Ho preparato un messaggio, l’ho riletto più volte, e finalmente l’ho inviato. Sono rimasto a guardare il telefono, aspettando una risposta.

“Va bene. A che ora?”

Il mio cuore ha saltato un battito. Le ho risposto rapidamente, fissando il telefono come se potesse svanire da un momento all’altro. Mentre ho iniziato a pianificare la serata, ho sentito un mix di eccitazione e nervosismo. Non so cosa succederà, ma una cosa è certa: questa è una nuova opportunità, e non voglio sprecarla.

20 gennaio 2025

Caro diario.

Questa mattina mi sono svegliato presto, ma non sono riuscito a togliermi Lucrezia dalla testa.

L’incontro di ieri mi ha lasciato con più domande che risposte. Cosa ha voluto dire il destino facendoci incontrare di nuovo? E io cosa voglio davvero da lei? Sono domande che non riesco a ignorare. Eravamo innamorati prima che il diario decidesse di stravolgere la mia vita, poi tutto è cambiato… la mia vita e anche la sua. Tutti e due abbiamo vissuto la stessa sofferenza che ci ha allontanato definitivamente.

Dopo aver fatto colazione, mi sono seduto al tavolo della cucina con un foglio di carta davanti. Volevo scriverle una lettera. Volevo dirle tutto quello che non ho avuto il coraggio di dire ieri. Volevo spiegare perché sono sparito, perché non ho mai cercato di ricontattarla, e quanto mi manca.

Ma ogni volta che iniziavo a scrivere, le parole mi sembravano sbagliate. Non sapevo come esprimere ciò che provavo senza sembrare patetico o invadente. Dopo diversi tentativi falliti, ho accartocciato il foglio e l’ho buttato. Forse non è il momento giusto. Forse dovrei dirglielo di persona. Ma come? Ci penserò domani. Il silenzio di Joel mi preoccupa… Che sia geloso di noi due? Adesso vado a dormire.

19 gennaio 2025

Caro diario.

Il caffè di ieri si è trasformato in una lunga chiacchierata che è durata più del previsto. Quando io e Lucrezia ci siamo salutati, ho sentito un vuoto immediato, come se qualcosa di importante mi fosse stato tolto. Per fortuna, abbiamo deciso di rivederci questa sera dopo la chiusura del ristorante. Ci siamo incontrati nella cremeria di Villardora, un luogo che entrambi troviamo accogliente.

Sono arrivato in anticipo, cosa che non mi capita mai. Ho scelto un tavolo vicino alla vetrata e ho ordinato un caffè per ingannare l’attesa. Quando Lucrezia è entrata, il tempo è sembrato rallentare.

“Spero di non averti fatto aspettare troppo,” mi ha detto sedendosi di fronte a me.

“No, sei puntuale. Sono io che sono arrivato in anticipo,” ho ammesso, cercando di mascherare l’imbarazzo con un sorriso.

Abbiamo ordinato due affogati al cioccolato e abbiamo iniziato a parlare. La conversazione è stata leggera all’inizio, come una danza delicata in cui entrambi cercavamo di capire fin dove potevamo spingerci. Lei mi ha raccontato del suo nuovo lavoro come vigile urbano. Io le ho parlato del mio nuovo ristorante, cercando di omettere i dettagli più caotici di questi ultimi giorni.

Ma non potevamo evitare il passato per sempre. Dopo un po’, la conversazione è scivolata su un terreno più personale.

“Non mi aspettavo di rivederti. Pensavo fossi rimasto a Torino.”

“Anch’io non pensavo di rivederti,” le ho risposto, cercando di nascondere l’emozione che mi stringeva il petto. “Eppure, eccoci qui.”

Lei ha annuito, ma il suo sorriso si è spento leggermente.

“Certo che il destino è strano, vero? Ti fa incontrare le persone nei momenti più inaspettati.”

“Già. Ma forse c’è anche una seconda possibilità. Un modo per aggiustare le cose.”

Le mie parole sono rimaste sospese nell’aria. Lucrezia mi ha guardato, e nei suoi occhi ho letto una miscela di speranza e dubbio. Non so se si riferisse a noi o alla sua vita in generale, ma qualcosa mi diceva che stavamo parlando di più di quanto le parole potessero esprimere.

Quando ci siamo salutati, ho sentito un nodo allo stomaco. Non è solo nostalgia. C’è qualcosa di più, qualcosa che non riesco ancora a definire. Mentre la guardavo allontanarsi, mi sono detto con determinazione: non deve essere l’ultimo nostro incontro.

18 gennaio 2025

 

Caro Diario.

Per questa volta non sono stato licenziato. L’unica punizione che Pinuzzo mi ha dato è stata quella di andare al mercato di Giaveno per fare scorta di frutta, verdura e qualche prodotto tipico per il ristorante.

Il mercato era in pieno fermento. L'aria fredda di gennaio pizzicava il viso, ma il cielo era limpido e il sole donava un poco di calore. Il profumo di spezie e formaggi si mescolava a quello pungente del pesce fresco, mentre le voci dei commercianti si sovrapponevano creando una melodia caotica ma familiare.

Mi sono fermato davanti a un banco di agrumi e il mio sguardo è stato catturato da una figura familiare. All’inizio pensavo che fosse un'illusione, un gioco della mente che voleva farmi vedere qualcosa che non c'era. Ma poi lei si è girata, e il mio cuore si è fermato. Era Lucrezia.

Stava parlando con il venditore, indicando alcune bustine di spezie con quel modo elegante che ha sempre avuto. I suoi capelli, raccolti in una coda morbida, ondeggiavano mentre si chinava leggermente per osservare meglio i prodotti. Indossava un cappotto beige e una sciarpa di lana che le avvolgeva il collo con semplicità.

Sono rimasto immobile, incapace di muovermi o di pensare. Non la vedevo da due anni, ma è come se il tempo non fosse passato. Le stesse movenze, la stessa espressione concentrata che aveva quando si dedicava a qualcosa che la appassionava.

Mi sono sentito trascinato verso di lei da una forza invisibile. Non sapevo cosa dire, non sapevo nemmeno se lei avesse avuto piacere di parlare con me. Del resto dopo quando accaduto due anni fa, ci siamo allontanati senza più cercarci. Prima che potessi decidere cosa fare, lei si è girata. I nostri occhi si sono incontrati, e il tempo è sembrato fermarsi. Per un attimo, il brusio del mercato si è dissolto. C’eravamo solo noi, due figure legate da un passato che pensavo di aver sepolto.

“Giorgio?!?” mi ha detto, con un tono che mescolava sorpresa e incredulità.

“Ciao, Lucrezia,” ho risposto, cercando di mantenere la voce ferma nonostante il nodo che ho sentito in gola.

Lei mi ha sorriso, un sorriso timido ma sincero, e si è avvicinata. “Non ci posso credere. Cosa ci fai a Giaveno?”

“Mi sono trasferito ad Avigliana da un paio d'anni. Volevo lasciarmi alle spalle la città e tutta la sua storia.”

Ho evitato di entrare nei dettagli. Non era il momento di parlare del ristorante o del diario, e sicuramente non era il momento di parlare di Joel. Volevo solo godermi quell’istante.

“E tu? Cosa ti porta qui?” le chiedo, sperando di nascondere la mia agitazione dietro una domanda banale.

“Mi sono trasferita qualche mese fa. Ho vinto il concorso come vigile urbano e sono stata inserita proprio qui a Giaveno. Ho pensato che fosse il posto giusto.”

La sua risposta mi ha colpito. Anche lei sta cercando un nuovo inizio. Forse è il destino che ci ha fatti incontrare. Abbiamo parlato per qualche minuto, scambiando aggiornamenti superficiali sulle nostre vite. Poi, prima che il momento svanisse, le ho chiesto:

“Ti va di prendere un caffè?”

Lei ha esitato per un istante, ma poi mi ha sorriso.

“Va bene. Sarebbe bello.”

Ci siamo incamminati, lasciando il mercato alle spalle. Non ho smesso di guardarla di sfuggita, cercavo di catturare ogni dettaglio. Abbiamo preso il caffè, abbiamo parlato e poi ci siamo salutati. Non so dove questo incontro ci porterà, ma so che non voglio lasciarlo scivolare via. Chissà quanto ha sofferto anche lei. Mi sento in colpa per averla abbandonata in quel momento così drammatico.

17 gennaio 2025

Caro diario,

La notte non ha portato consiglio. Finotti ha confessato solo a metà, e il quadro è ancora nelle mani di qualche malvivente. Avigliana nasconde segreti che devo svelare prima che tutto mi possa sfuggire di mano.

Quella mattina, una telefonata ha cambiato tutto. Era il Maggiore Casale.

"Abbiamo analizzato il guanto e il certificato. C'è qualcosa che deve vedere subito."

Al laboratorio, Casale mi ha mostrato i risultati. Il guanto conteneva vernice per restauri di quadri antichi. Ed è stato trovato anche un frammento di una scheggia rossa. Proprio come quella che avevo trovato sul luogo del furto.

"Quindi il quadro non è stato rubato," mi ha spiegato Casale. "È stato sostituito con una copia, realizzata recentemente da un pittore esperto."

Se il vero quadro è ancora ad Avigliana, dove può essere nascosto? Chi ha le competenze per farne una copia perfetta?

Sono tornato in Municipio con Casale e due agenti per un’ulteriore ispezione. Nella sala del Consiglio, ho notato un grande armadio con un lucchetto.

"Signor Sindaco, cosa c’è dentro?" ho chiesto. Lui ha esitato, ma alla fine ha ceduto e mi ha consegnato la chiave. Ho aperto l'armadio e ho trovato una cassa di legno sigillata. Dentro c’era il quadro originale del Conte Rosso.

"Perché nasconderlo invece di esporlo?" ho chiesto al Sindaco. "Considerato che Finotti aveva messo la clausola della restituzione in caso di furto, ne ho fatto fare una copia e l’originale l’ho messo qui al sicuro. Non era mia intenzione rubarlo. Volevo solo che restasse nelle mani del Comune."

“Quindi oltre all’originale, abbiamo avuto ben due copie false realizzate. Complimenti ai Pittori.” Ha detto con una risata il Maggiore Casale.

La confessione del Sindaco ha chiuso il caso. Il quadro originale è stato definitivamente collocato al suo posto.  Finotti è stato scagionato ma dovrà accontentarsi di ammirare soltanto il suo falso.

Sono tornato a casa esausto. Ho preso la piuma e ho scritto a Joel.

Avevi ragione. La verità era davanti a me, ma dovevo guardare oltre. Grazie per essere sempre con me. Non sarò mai solo.

Con un bicchiere di vino in mano e il mio corpo rilassato sul divano, mi sono concesso una serata di meritato riposo. Domani affronterò anche Pinuzzo e cercherò di conservare il mio posto di lavoro.

16 gennaio 2025

 

Caro diario,

Stamattina mi sono svegliato confuso. Dopo un caffè e una doccia fredda, ho deciso di tornare nel Municipio.

Il luogo era stranamente silenzioso. Il Sindaco sembrava assente, e i dipendenti evitavano il mio sguardo. Quando sono arrivato nell'ufficio, la scena del crimine era stata riaperta, ma l’interesse per il quadro rubato sembrava svanito. Ho esaminato nuovamente il telaio, cercando qualcosa di nuovo. Poi, ho sentito il libro vibrare nel mio zaino.

Hai mai pensato che il silenzio possa dire più delle parole?

La sua frase mi ha fatto capire che dovevo ascoltare. Ho chiuso gli occhi, cercando di percepire l’atmosfera, e ho sentito un ronzio impercettibile provenire da una parete. Mi sono avvicinato e ho notato un pannello fuori posto. Usando un coltellino, l’ho aperto.

Dentro c'era una chiave di una cassetta di sicurezza e un biglietto con scritto: “Ciò che cerchi è più vicino di quanto immagini. Osserva le ombre. Joel”

Questo nuovo modo di comunicare, del mio vecchio socio, mi fa sorridere. Ho deciso di parlare con il Maggiore Casale. Dopo aver esaminato alcune opzioni, siamo arrivati a una banca locale. Il direttore, dopo aver visto la chiave, ci ha accompagnato nel caveau, dove ho trovato una cassetta contrassegnata dal numero 17. Dopo aver aperto la cassetta, ho trovato dei documenti e una scatola nera. Dentro la scatola, un guanto identico a quello trovato nel cortile e una targhetta con il nome “Lorenzo Finotti.”

Mentre Casale portava il guanto al laboratorio, ho esaminato i documenti. Un certificato di autenticità per un quadro del Conte Rosso aveva un numero di serie diverso da quello rubato. Guardandolo in controluce, ho visto un messaggio nascosto. “Il vero quadro è al sicuro, questo codice è un falso.”

Ho messo insieme tutti i pezzi. Finotti era sicuramente coinvolto, ma c’era qualcun altro dietro tutto. La risposta è arrivata più tardi, quando il Sindaco mi ha cercato. Con tono colpevole, mi ha rivelato che il quadro del Conte Rosso era stato donato al Municipio da un collezionista con clausole particolari: se fosse stato rubato, sarebbe dovuto tornare a lui senza possibilità di appello.

“Chi è questo collezionista?” ho chiesto.

“Lorenzo Finotti,” ha risposto.

Tutto aveva un senso: Finotti aveva rubato il quadro per farlo ritornare a sé. Dovevo affrontarlo, ma mi servivano più prove.

Ho scritto di nuovo a Joel.

Qual è la prossima mossa?

Fallo confessare.

Con una scusa ho dato appuntamento a Finotti. Quando è arrivato, ho mostrato il guanto e il certificato con il messaggio nascosto. Finotti ha tentato di negare, ma quando ho parlato di analisi grafologica, ha ceduto.

“Non volevo farlo,” ha detto. “Il quadro ha un valore inestimabile. Volevo sostituire l’originale con questo falso per salvaguardare questo patrimonio artistico.”

Non era la confessione che mi aspettavo. Il quadro originale resta ancora nascosto da qualche parte.

15 gennaio 2025

 

Caro diario,

La notte è stata inquieta. Non sono riuscito a togliermi dalla testa Lorenzo Finotti, il suo sorriso forzato e le risposte troppo perfette. Ha sicuramente qualcosa da nascondere. Devo scoprire la verità.

Sono tornato dal Maggiore Casale.

“C’è qualcosa che non mi convince in Finotti,” ho detto.

“Senza prove rischiamo di accusare ingiustamente una persona influente.” Ha ribadito Casale.

A metà mattinata, ho ricevuto una chiamata inaspettata da un certo Davide Morelli. Era l’assistente di Finotti e la sua voce tremava: “De Giorgi, devo parlarle, ma non al telefono. Ci vediamo alla stazione di Avigliana alle 15:15, da solo, per favore.”

Non c’erano dubbi: era spaventato. Ho accettato e, dopo aver avvisato Casale, sono andato all’appuntamento. Morelli è sceso dal treno, visibilmente nervoso. Si è presentato e mi ha chiesto di seguirlo verso una panchina del Piazzale dedicato a De Andrè. Quando si è seduto accanto a me, sembrava sul punto di crollare. Ha iniziato a parlare, stringendo le mani.

“Il signor Finotti non è chi dice di essere. All’inizio sembrava tutto normale, ma ultimamente ci sono state cose strane.”

Morelli ha parlato di documenti falsi, spedizioni non dichiarate e, infine, del quadro. Il giorno del matrimonio, Finotti gli aveva chiesto di distrarre chiunque fosse nei pressi dell’ufficio del Sindaco.

“Non sapevo perché, ma ora credo di averlo capito,” ha aggiunto.

Il mio cuore ha accelerato.

“Sta dicendo che Finotti è coinvolto nel furto?” Ho chiesto. Morelli ha annuito.

“Non ho prove, ma ha contatti con persone poco raccomandabili. Dopo quella sera, ha fatto di tutto per evitare domande sul quadro.” Prima che potessi chiedere altro, si è alzato e ha detto, “Non posso restare più a lungo. Ho già detto troppo,” scappando via, lasciandomi con molte più domande.

Sono tornato alla caserma dei carabinieri e ho riferito tutto al Maggiore Casale. Lui era ancora scettico, ma ha accettato di mettere Finotti sotto osservazione. Nel frattempo, ho deciso di indagare su altre piste. Se Finotti è davvero coinvolto, il quadro può essere nascosto in un luogo a lui legato.

Domani farò luce su tutto. Non posso permettere che il ladro sfugga.

14 gennaio 2025

 

Caro diario,

Oggi mi sono svegliato deciso a seguire ogni traccia lasciata dall’uomo misterioso con l’accento piemontese. Sono andato dal Maggiore Casale per sapere se l’analisi della stoffa nera avesse portato a qualche risultato.

“È una fibra sintetica, probabilmente di un guanto industriale,” mi ha confermato, consegnandomi un rapporto. Sebbene non fosse una pista risolutiva, indicava che il ladro aveva pianificato tutto con cura.

Con queste informazioni, ho deciso di concentrarmi sugli invitati al matrimonio. Tra i nomi, uno ha attirato la mia attenzione: Lorenzo Finotti, imprenditore d’arte e originario di Torino. Non avevo prove, ma il suo profilo corrispondeva al mio sospetto e a quello di Joel. Ho chiesto al Sindaco se conosceva Finotti, e lui ha confermato che aveva fatto una generosa donazione per il restauro del Municipio, ma il mio istinto mi suggeriva di non fidarmi completamente.

Nel pomeriggio, ho chiesto di incontrare Finotti. Il Maggiore Casale mi ha accompagnato, nel caso ci fossero stati problemi. L’incontro è avvenuto nel suo ufficio, elegante e minimalista, dove ci ha accolti cordialmente, ma con una certa inquietudine negli occhi. Quando gli ho parlato del furto, ha mostrato una reazione di sorpresa, dicendo di non sapere come aiutarci. Durante la conversazione, ho notato una scatola di guanti nel suo ufficio.

“Usa spesso questi guanti per maneggiare opere d’arte?” ho chiesto. Finotti ha risposto di sì, ma la coincidenza era troppo evidente per ignorarla.

Tornato al Municipio, ho continuato a riflettere sugli indizi. Ho scritto nel diario.

Joel, questo Finotti può davvero essere il nostro uomo? Come posso esserne sicuro?

La risposta è arrivata sintetica.

Osserva chi mente, ma anche chi ha paura.

 Ti preferivo prima perché eri più loquace, Adesso, Joel, sei sempre troppo enigmatico.

Non servono tante parole e tu lo sai. Il caso si risolve con i fatti.

Ho riletto tutti gli indizi. Finotti per il momento resta il principale sospetto, ma non ho ancora prove concrete.

13 gennaio 2025

 

Caro diario,

Mi sono svegliato come se qualcosa mi stesse spingendo verso l’ufficio del Sindaco. Dopo aver bevuto il caffè sono andato al Municipio.

Il pavimento era lucido, tranne una zona vicino alla finestra, dove ho trovato un’impronta di scarpa parzialmente cancellata. Ho scattato una foto e  ho scritto sul diario come se prendessi appunti.

Joel, questa impronta ci porta da qualche parte?

La risposta è arrivata subito.

Segui le tracce, ma non dimenticare gli invitati.

Questo metodo mi piace, l’importante è che il diario non si illumini da solo. Ho chiesto al Sindaco  se c’era una lista degli invitati al matrimonio di ieri. Tra gli ospiti c’erano imprenditori, artisti e anche qualche celebrità. Non era un matrimonio comune. Era qualcosa di speciale, forse creato apposta per rubare il quadro. Ho iniziato a fare domande e un inserviente mi ha raccontato di un uomo curioso che chiedeva informazioni sulla sicurezza del palazzo. Non sapeva chi fosse, ma aveva un accento piemontese.

Ho continuato a interrogare gli altri, ma nessuno riusciva a descrivere chiaramente l’uomo. Tornato nella stanza del crimine, ho esaminato il telaio vuoto del quadro. Le viti erano svitate con cura, segno che il furto era pianificato. Ho scritto di nuovo a Joel.

Il ladro è stato meticoloso. Cosa devo cercare ora?

 La risposta mi ha fatto riflettere.

Non tutti i dettagli sono visibili. A volte, ciò che manca è più importante di ciò che c’è.

Quella frase mi ha fatto tornare sull’impronta vicino alla finestra e sulla scaglia di vernice che avevo trovato. Ho aperto la finestra e guardato giù: c’era un cortile con cespugli e una panchina. Ho deciso di ispezionarlo con un agente dei carabinieri. Tra i cespugli abbiamo trovato un pezzo di stoffa nera, che potrebbe essere stato un guanto o un sacco. L’ho dato al Maggiore Casale per le analisi, ma non sembrava convinto.

Ho scritto ancora nel diario.

Joel, questo uomo curioso è il nostro ladro?

Osserva di più. Il quadro non è lontano.

Quelle parole mi hanno messo ansia. E se il quadro fosse ancora a Avigliana? Dove?

Ho riflettuto su tutti gli indizi raccolti: la scheggia rossa, l’impronta, l’uomo misterioso, la stoffa nera. Sembrano frammentati, ma ho la sensazione che c’è un filo conduttore. Devo seguirli, anche se sembrano insignificanti. Joel ha ragione: il quadro è vicino. Devo solo scoprire dove.

12 gennaio 2025

Caro diario.

Non avrei mai pensato che una giornata come questa potesse iniziare in modo tanto banale e finire con me travolto da un caso di cui parleranno per giorni. Tutto è cominciato quando ero immerso nel ritmo frenetico della cucina del ristorante. Sai com'è: padelle che sfrigolano, ordini che arrivano a raffica, il mio capo Pinuzzo, come simpaticamente lo chiamiamo, che urla contro chiunque osi rallentare il servizio in sala. Ero nel bel mezzo di una crema di zucca perfettamente bilanciata quando il telefono è squillato. Mi sono asciugato le mani sul grembiule, giusto in tempo per sentire la voce del Maggiore Casale all'altro capo della linea.

“Signor De Giorgi, abbiamo un problema serio.  So che lei fino a due anni fa ha praticato nel campo investigativo. È necessario che torni immediatamente all’opera. Il prestigioso quadro del Conte Rosso è sparito dall'ufficio del Sindaco. Abbiamo bisogno di lei immediatamente.”

È la prima volta che qualcuno mi contatta ufficialmente, diciamo dopo le avventure del 2023.  

Il Maggiore non è il tipo che si fa prendere dal panico, ma la sua voce aveva un tono di urgenza che non potevo ignorare. Ho guardato la pentola con un pizzico di rimorso. La crema di zucca non avrebbe mai raggiunto il suo potenziale, ma c'erano altre priorità. Ho posato il cucchiaio e ho iniziato a togliermi il grembiule. Purtroppo, Pinuzzo mi ha visto.

“Giorgio, dove pensi di andare?” ha urlato, la faccia rossa come un pomodoro.

“Mi hanno chiamato per un'emergenza. Tornerò appena possibile,” ho risposto, cercando di mantenere un tono calmo.

“Emergenza?” ha sbottato lui. “Questa cucina è un'emergenza costante, e tu ti prendi la libertà di abbandonarci? Se te ne vai, non tornare più!”

Non avevo tempo per discutere. Ho preso la giacca, lo zaino con il diario, e sono uscito. Fuori, l'aria fresca mi ha dato un attimo di sollievo. La strada verso l'ufficio del Sindaco era tutta in salita, ma la mia mente era già in corsa. Chi poteva essere così audace da rubare un quadro dal luogo più sorvegliato di Avigliana?

Quando sono arrivato, l'ufficio era in fermento. Il Sindaco sembrava sull'orlo di un esaurimento nervoso, e il Maggiore Casale mi ha accolto con un cenno brusco.

“Seguitemi,” ha detto. Mi ha portato nell'ufficio dove il quadro del Conte Rosso era solitamente appeso e mi ha mostrato una sua fotografia. Era un'opera magnifica, un ritratto imponente che sembrava quasi vivo. Ora, al suo posto, c'era solo una parete vuota con un contorno leggermente più chiaro.

“Nessuno ha visto niente?” ho chiesto, guardandomi intorno.

“C'erano decine di persone qui per un matrimonio,” ha spiegato Casale. “Ma il furto sembra essere avvenuto durante un momento di confusione.”

Mi sono appartato un istante e ho preso il diario.

Joel, dove iniziamo?

Dopo qualche secondo, le parole sono apparse sulla pagina.

Osserva i dettagli fuori posto, Giorgio.

Ho iniziato a esaminare la stanza con attenzione. Non c'erano segni di scasso, ma sul pavimento ho trovato una piccola scaglia di vernice rossa. Sembrava insignificante, ma l'ho raccolta comunque.

“Potrebbe essere importante,” ho detto a Casale, che mi ha guardato con un sopracciglio alzato.

“Se lo dice lei,” ha risposto. “Ma voglio risultati. E in fretta.”

Sono tornato a casa, esausto. Ho scritto a Joel un'altra volta.

Questa scaglia di vernice è una pista?

Sì, ma non è tutto. Domani osserverai di più.

11 gennaio 2025

Caro diario.

Questa mattina sono andato direttamente in San Giovanni. Con il permesso del parroco, mi sono posizionato nel coro, dietro l’altar maggiore, in attesa dell’arrivo di Marcello. Come pensavo, pochi istanti dopo, ha fatto il suo ingresso in chiesa e si è diretto verso il coro. Quando ha aperto le tende mi ha guardato con stupore e sospetto.

“Chi sei?” ha chiesto bruscamente. Gli ho mostrato il suo porta chiavi. Lui è rimasto ammutolito. Gli ho parlato della valigia, di Edoardo, di suo padre. Dopo un lungo silenzio, è crollato.

“Quei lingotti... non sono miei. Sono di Edoardo. Li ho trovati per caso in una cassetta di sicurezza che gli apparteneva. Edoardo aveva vinto un concorso a premi e voleva fare una sorpresa ai nostri genitori. Un mese fa circa mi hanno convocato dalla banca perché erano ormai passati troppi anni da quanto erano stati depositati. Non sapevo cosa fare. Non potevo e non volevo tornare da mio padre, ma non potevo neppure utilizzarli perché avrei disonorato il mio caro fratellino. Così li ho nascosti qui in chiesa. Non capisco come abbia fatto a scoprire questo nascondiglio. Neppure il parroco era a conoscenza di questa botola. Passo ogni mattina e ogni sera a controllare che nessuno l’abbia aperta.”

Marcello ha accettato di incontrare suo padre. Ha chiesto scusa per il suo comportamento e ha raccontato la storia dei lingotti. Insieme hanno deciso di donarli le opere della parrocchia. Li ho lasciati mentre piangendo si dirigevano verso casa. Stavo anche io tornando alla mia dimora quando è squillato il cellulare. Era il ristorante che stava reclamando la mia presenza. Caro diario, ho paura di cadere nella stessa situazione di due anni fa. Non voglio rischiare di essere licenziato di nuovo. Devo fare molta attenzione e gestire bene il mio tempo.

Quando ho finito il mio lavoro in cucina, e sono rientrato finalmente a casa, ho trovato una frase di Joel:

Ben fatto, Giorgio. Ora puoi riposare.

10 gennaio 2025

Caro diario.

Questa notte l’ho passata a riflettere su quel portachiavi. “Alloisi”. Non può essere una coincidenza. Ho scritto a Joel.

Chi è M. Alloisi?

La risposta è comparsa subito:

Fratello maggiore di Edoardo. Trovalo.

Questo cambia tutto. Non sapevo che Edoardo avesse un fratello. Ho cercato tra i vecchi articoli, ma non ho trovato nulla su di lui. Sono quindi tornato dal signor Alloisi.

Giacomo si è irrigidito quando ho nominato quel nome.

“Marcello... Mio figlio maggiore. Qualche anno dopo la scomparsa di Edoardo e la morte di mia moglie, se n’è andato via anche lui, Sparito nel nulla. Non l’ho più visto, non l’ho più sentito. Non posso crederci... è ancora vivo?”

Gli ho mostrato il portachiavi, e le sue mani hanno tremato.

“Si, questo appartiene proprio a Marcello. Glielo avevamo regalato per il suo diciottesimo compleanno.

“Cosa è successo?” ho chiesto, abbassando il tono.

Giacomo si è messo a guardare fuori dalla finestra, evitando il mio sguardo. Mi ha riferito che Marcello era molto legato a suo fratello. Dopo la sua scomparsa, si era convinto che tutta la colpa fosse del padre. Pensava che non avesse fatto abbastanza per cercare Edoardo. Hanno litigato... litigato molto. Quando la moglie di Giacomo si è ammalata ed è morta dopo poche settimane, Marcello si è arrabbiato ancora di più. Un giorno, senza dire nulla, se n’è andato via di casa.”

“Non ha più dato notizie?” ho chiesto al signor Alloisi.

“Ogni tanto, all’inizio. Mi mandava delle lettere. Diceva che stava bene, ma non voleva tornare a casa. Penso che mi odiasse ancora, anche a distanza. Poi, il silenzio. Niente più lettere. Niente più Marcello.”

Giacomo si è interrotto, abbassando lo sguardo sulle mani tremanti. Per la prima volta l’ho visto davvero vulnerabile, un uomo che ha perso tutti gli affetti che aveva.

“Edoardo era la sua luce. E quando quella luce si è spenta, anche Marcello si è perso,” ha aggiunto, mostrandomi una fotografia dei due fratelli.

Il dolore nella sua voce era palpabile. Sono rimasto in silenzio per un momento, lasciando che Giacomo si raccogliesse nei suoi pensieri. Poi, con calma, gli ho detto che credevo di sapere dove potessi trovare Marcello e che avrei fatto di tutto per riportarglielo.

Giacomo ha sollevato lo sguardo, speranzoso e incredulo.

“Lei... lo farà davvero?”

“Farò del mio meglio,” ho risposto, sapendo che era l’unica promessa che potessi mantenere in quel momento. Ho lasciato la casa tenendo il portachiavi in tasca, deciso a rintracciare Marcello e mettere insieme gli ultimi pezzi di questa storia intricata.

9 gennanio 2025

Caro diario.

Finalmente oggi sono riuscito a parlare con il parroco e gli ho mostrato l’incredibile ritrovamento. Inizialmente si è adirato perché avevo invaso il suo territorio. Ho dovuto tornare a dire che ero il Detective De Giorgi per non rischiare di essere denunciato. Sembra che mi abbia creduto perché ricordava di aver letto il mio cognome su “La Stampa” di due anni fa, quando ero intervenuto nel caso del rapimento di una ragazzina proprio a Torino. Ricordo bene quella avventura. Poi, il don, ha sospirato profondamente, lo sguardo esterrefatto.

“Mai avrei pensato che quella pietra nascondesse una cosa simile. Non so chi possa aver messo li dentro quella valigia, ma nelle ultime settimane ho notato un uomo aggirarsi qui, tutti i giorni, sempre nervoso. Si siede negli ultimi banchi, senza partecipare mai alle funzioni. È sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire. Ma quando cerco di avvicinarmi per salutarlo, lui si allontana immediatamente.”

Gli ho chiesto se avesse idea di chi potesse essere, se lo avesse visto bene. Mi ha risposto che lo aveva visto sempre e solo da lontano, di sfuggita. Indossava un vecchio cappotto scuro e aveva sempre la barba incolta. Non l’ha mai visto prima in chiesa. Sembrava sempre molto ansioso e puntava sempre lo sguardo oltre l’altare. Ho salutato il parroco e gli ho chiesto di tenere momentaneamente in custodia la valigia e di non parlarne con nessuno.  

Sono tornato in chiesa nel pomeriggio, durante la pausa dal lavoro, questa volta con discrezione, per osservare se qualcuno si comportava in modo sospetto.

Passo circa due ore nella penombra, seduto tra i banchi, ma non succede nulla. Poi, verso le 18:00, ho notato un uomo che si è avvicinato esitante all’altare. Indossava un cappotto logoro, e il modo in cui guardava intorno lo tradiva: era chiaramente nervoso.

Quando si è accorto che lo stavo osservando, è scappato. Sono uscito dalla chiesa e l’ho inseguito, ma è riuscito a dileguarsi tra i vicoli del centro storico. Tuttavia, nella fretta, ha lasciato cadere un portachiavi con una piccola incisione: “M. Alloisi”.

8 gennaio 2025

Caro diario.

Questa giornata è iniziata con un senso di calma. Aver scoperto la verità rispetto alla morte di Edoardo mi ha dato una enorme soddisfazione. Mentre stavo bevendo il mio cappuccino, il diario si è aperto di nuovo da solo.

Giorgio, lo sai che non è ancora finita?

Non si riposa mai, eh Joel?

C'è una valigia nascosta. Vai nella Chiesa di San Giovanni, dietro all’altare, dove c’è il coro troverai una botola.

Sorprendentemente non mi sono scioccato. In questi giorni mi sto riabituando all’impossibile. Mi sono preparato in fretta e ho raggiunto la chiesa.

Appena sono entrato, il silenzio mi ha avvolto. Mi sono avvicinato all’altare e ho proseguito oltre le tende rosse che dividono la chiesa dall’antico coro. Sotto un vecchio armadio ho notato una botola. Ho spostato il mobile e a fatica sono riuscito ad alzare la pietra che copriva l’apertura. Con la luce del cellulare ho osservato l’interno e ho trovato una vecchia valigia di pelle che pesava molto. L’ho aperta. Sono rimasto sbalordito: era piena di lingotti d’oro. Chi aveva lasciato questa fortuna in una chiesa? E perché Joel mi aveva guidato fin qui?

Ho preso il diario in mano e ho letto la frase appena apparsa.

Scopri chi l’ha nascosta.

Non trovando il parroco, ho deciso di nascondere nuovamente la valigia all’interno della botola e sono tornato a casa per prepararmi ad andare al lavoro. Sono sicuro che da quel nascondiglio quei lingotti non possono scappare tanto facilmente. Domani mi recherò dal parroco e vedremo come procedere. Per il momento torno a fare il mio lavoro in cucina… anche se, scoprire la verità sull’oro, mi da una carica interiore che non sentivo da più di due anni.

7 gennaio 2025

Caro diario.

Ho passato la notte a rileggere quelle lettere. Una frase su tutte ha continuato a tormentarmi: "Non posso più mantenere il segreto. Devo intervenire io." 

Ho deciso di consultare ancora una volta Joel.

Come posso scoprire chi è R.?

La risposta è arrivata immediata.

R. è più vicino di quanto pensi. Giacomo ha la risposta.

Sono tornato a Monte Cuneo con il cofanetto e le lettere. Ho trovato Giacomo più collaborativo rispetto alla volta prima. Quando gli ho chiesto di R., i suoi occhi si sono velati di tristezza.

“Riccardo,” mi ha detto con un filo di voce. “Un vecchio amico. Era sempre in giro con Edoardo. Pensavo fosse un bene, ma... poi mio figlio ha iniziato ad evitarlo. Non mi ha mai detto perché.”

Riccardo. Il nome ha scavato un solco nei miei pensieri. Giacomo mi ha detto dove trovarlo: vive in città e lavora come guardia parco al lago. Dopo il lavoro sono andato da lui, con le lettere in tasca.

Quando sono arrivato, Riccardo era seduto nel suo ufficio, circondato da pile di documenti. Gli ho mostrato le lettere. Di colpo il suo viso è diventato bianco come quello di un cadavere. Improvvisa-mente ha iniziato a parlare come se fossero anni che volesse dire questo segreto.

“Non volevo ucciderlo,” la voce rotta. “Non era previsto. Edoardo aveva scoperto che stavo usando la T4 per nascondere merce illegale. Mi ha minacciato. Diceva che avrebbe detto tutto a suo padre e alla polizia.”

“E poi?” ho chiesto, freddo.

Riccardo si è coperto il viso con le mani.

“Abbiamo litigato. Mi aveva dato appuntamento a mezzanotte alla T4. Se non mi costituivo mi avrebbe denunciato. L’ho colpito alla testa. Io non sapevo che fare. L’ho nascosto sotto degli indumenti che erano stati buttati nello stabilimento abbandonato. Ho preso la sua barca e l’ho rovesciata nel lago. Poi sono scappato. Il mattino dopo ho dato l’allarme e ho fatto ritrovare la barca. Sono passati più di quarant’anni ma il ricordo è ancora vivo nei miei occhi.”

La confessione è stata molto chiara. Ho chiamato i carabinieri, e Riccardo è stato arrestato. Sono tornato a casa sorridendo. La frase di Joel mi stava già aspettando.

Il Detective Giorgio De Giorgi finalmente è tornato!

6 gennaio 2025

Caro diario.

Mi sono svegliato di nuovo con un senso di inquietudine. Joel era più ansioso di me, infatti aveva già scritto la sua frase mattutina.

Trova Giacomo Alloisi.

Ho deciso di andare in biblioteca, sperando di trovare altre informazioni sulla famiglia Alloisi. Sfogliando vecchi archivi, ho scoperto che Giacomo vive ancora ad Avigliana, in una vecchia casa isolata sulla collina di Monte Cuneo. Sono andato da lui, attraversando un sentiero fangoso e coperto di foglie. La casa era piccola, con le persiane rotte e un aspetto trascurato. Ho bussato alla porta e un uomo anziano, con occhi segnati dal dolore, mi ha aperto.

“Cosa vuole?” ha chiesto con voce ruvida.

“Sono qui per Edoardo,” ho risposto, senza girarci intorno. Giacomo è sbiancato e mi ha fatto entrare. Si è seduto e, con uno sguardo vuoto, ha iniziato a parlare.

“Edoardo era tutto per me. Quel giorno, al lago, non è stato un incidente. Lui era con qualcuno.”

“Con chi?”

Giacomo ha scosso la testa.

“Non lo so. Ma ho visto un uomo allontanarsi. Ho cercato di dirlo alla polizia, ma non mi hanno mai creduto.”

Gli ho mostrato la chiave trovata nella barca. Giacomo l’ha riconosciuta subito.

“Questa apriva il suo scrigno. Edoardo aveva un piccolo cofanetto dove teneva i suoi segreti. L’ho conservato come ricordo.” Si è alzato e si è diretto in camera, tornando con in mano una scatola di metallo chiusa a chiave con un lucchetto. Ho aperto il cofanetto e dentro c’erano delle lettere. Ne ho lette alcune con il cuore in gola: Edoardo scriveva a qualcuno di nome “R.” che lo minacciava. Una frase mi ha colpito: “Se non mi lasci in pace, lo dirò a tutti.”

5 gennaio 2025

Caro diario.

Mi sono svegliato con un senso di urgenza. Joel aveva già scritto:

Trova chi conosce la storia del dinamitificio. Inizia con il vecchietto.

Le parole mi hanno colpito come un pugno. Quel vecchio signore, incontrato sulla riva, poteva sapere più di quanto avesse lasciato intendere. Mi sono vestito in fretta. Ho afferrato il vecchio diario e mi sono diretto verso il lago. La nebbia era ancora fitta. Ho trovato l'uomo seduto su una panchina, alle pendici del Santuario dei Laghi, con una sigaretta tra le dita.

“Tornato, eh?” mi ha detto senza guardarmi. “Lo sapevo che ti avrei rivisto.”

Mi sono seduto accanto a lui, cercando di mascherare la mia agitazione.

“Cosa sa della storia della T4?” gli ho chiesto.

Il vecchietto ha alzato un sopracciglio e ha buttato fuori una nuvola di fumo.

“Più di quanto vorrei. Una volta veniva fabbricato un potente esplosivo, il T4 appunto. Ormai sono anni che la Nobel è abbandonata. Ma qui è successo un incidente...”

“Un incidente?”

“Il figlio più giovane di uno degli ex operai, un certo Edoardo Alloisi, è scomparso. Alcuni dicono che è morto nel lago, altri che è stato portato via. Ma il padre... beh, lui non si è mai convinto della morte del figlio. Il corpo non è mai stato ritrovato.”

Le sue parole mi hanno lasciato un nodo allo stomaco. Si è alzato ed è andato via. Io sono tornato a casa. Ho aperto il diario e ho scritto.

Chi è Edoardo Alloisi?

Joel mi ha risposto immediatamente.

Il corpo nel dinamitificio. Scopri la verità.

Dopo la risposta da Joel, e dopo aver terminato il mio lavoro in cucina, ho passato il resto del tempo a cercare notizie sulla famiglia Alloisi. In un vecchio articolo di giornale, del 1980, ho trovato una foto del padre, Giacomo, e di Edoardo, un ragazzo dai capelli ricci e il sorriso timido.

L'articolo raccontava dell'incidente: la barca di Edoardo si era rovesciata nel lago. Nessun testimone. Nessun corpo ritrovato. Se Joel mi ha detto di scoprire la verità, vuol dire che Edoardo, vivo o morto, è da trovare.

4 gennaio 2025

Caro Diario.

Mi sono svegliato presto questa mattina, con una strana energia. Sentivo la presenza di Joel attraverso le pagine che sembravano emanare una luce tenue, come un faro nella nebbia. Ho scritto senza pensarci troppo:

Sono pronto.

Joel ha risposto subito.

Bene. Vai al lago e cerca una barca abbandonata. Troverai ciò che ti è utile.

Ho indossato un cappotto pesante e mi sono diretto al lago verso la zona della baia dei porci. La riva era deserta. Dopo pochi minuti, ho trovato la barca di cui parlava Joel, incagliata nel porticciolo della vecchia fabbrica dei motoscafi. All’interno, un vecchio lenzuolo copriva qualcosa. L’ho sollevato con cautela e ho trovato un oggetto insolito: una chiave antica, avvolta in un pezzo di carta con una scritta: “Area T4, mezzanotte.”

Il mio cuore ha iniziato ad accelerare. Conosco quella zona, il vecchio dinamitificio abbandonato, nascosto tra gli alberi vicino al lago. Non è un posto dove andare da soli, ma non potevo ignorare il messaggio. Sono tornato a casa, ho preso una torcia e mi sono incamminato verso il dinamitificio.

Sono entrato nella struttura abbandonata da ormai quasi settant’anni. Sul pavimento, in un angolo nascosto, c’era un ammasso di vecchi abiti logori. Il mio occhio è caduto su un particolare inquietante: delle ossa. Ho spostato gli abiti con cautela e sotto ho trovato lo scheletro di un uomo. Un biglietto era posato accanto al cadavere: Il tempo svela tutte le verità. Joel.

Mi ha stupito leggere questa frase al di fuori del diario, ma so che, con Joel, tutto può succedere. Dopo aver allertato le forze dell’ordine, sono tornato a casa, con la testa piena di domande. Joel mi ha lasciato un altro messaggio:

Bentornato, Giorgio. L’indagine è ufficialmente iniziata.

3 gennaio 2025

Caro diario.

Non ho dormito. La notte è trascorsa in un turbinio di pensieri. Joel mi ha sempre guidato verso verità che non avrei mai scoperto da solo. Ma ora che sono passati due anni da quel fatidico 31 gennaio, ho paura di cosa potrebbe succedere se ricominciassi.

Questa mattina, la nebbia avvolgeva Avigliana. Sono sceso al ristorante per il turno del pranzo, ma non sono riuscito a concentrarmi. I clienti ordinavano. I piatti uscivano dalla cucina, ma la mia mente era altrove. Durante una pausa, ho deciso di scrivere sul vecchio diario.

Joel, perché ora? Perché proprio io?

La risposta è subito apparsa.

Perché il tempo è giunto. Ciò che hai lasciato irrisolto ti sta aspettando. Non temere, non sei solo.

Quella frase “Non sei solo” mi ha fatto tremare. Joel l’ha detto molte volte. Mi sembra quasi di sentirlo ridere, come faceva quando sbagliavo le deduzioni più ovvie. Sono uscito dal ristorante e ho raggiunto il lago grande. Le acque erano tranquille, ma un brivido mi percorreva la schiena.

Lungo la riva, ho incontrato un anziano signore che mi guardava con curiosità.

“Non è giornata per stare qui,” mi ha detto con voce roca. “Il lago è strano ultimamente. Troppa gente che viene a ficcare il naso.”

Sono rimasto in silenzio, ma quelle parole mi hanno colpito. Quando sono tornato a casa, ho aperto il diario “magico” e ho scritto.

Parlami del lago, Joel.

La pagina si è illuminata.

Non è il lago, Giorgio. È ciò che si nasconde vicino. Domani troverai le risposte.

Domani ti farò sapere che cosa intende dire Joel con queste parole.

2 gennaio 2025

Caro diario.

Ieri ti ho detto che non avrei parlato di indagini o di criminali… mi sbagliavo. Questa mattina mi sono svegliato con la testa pesante e la sensazione che qualcosa di strano stesse per accadere. Fuori era ancora buio, ma l'orologio segnava le 7:15.

Mi sono alzato con riluttanza e mi sono preparato per andare al lavoro. Mentre stavo bevendo il caffè, il diario, che avevo riposto nella scatola due anni fa, si è rifatto vivo nel vero senso della parola.

La luce bianca usciva dalla sua copertina e mi ha fatto sobbalzare. L’ho fissato, combattuto tra paura e curiosità. L’ho aperto e subito una scritta rossa è apparsa sulla prima pagina, che era tornata nuovamente bianca.

Giorgio, ti sei dimenticato di me? Dobbiamo ricominciare tutto da capo affinché io possa avere una nuova vita!

Mi sono sentito svenire, confuso. “Joel? Sei tu?”, ho detto sottovoce. La pagina è rimasta immobile per un istante, poi altre parole si sono materializzate:

Sì, sono io. E tu hai una missione. Ma devi scegliere: riprenderai questa avventura oppure lascerai che tutto si perda nel silenzio?

Mi sono alzato, agitato. La voce di Joel, sempre calma e ironica, sembrava risuonare nella stanza. Ho respirato profondamente e guardato il diario. “Non posso,” ho detto a me stesso. “Ho chiuso con tutto questo. Ora sono solo un cuoco.”

La pagina si è riempita di una nuova scritta.

Essere solo un cuoco non ti ha mai reso felice. Il tuo destino è risolvere ciò che altri non possono.

È vero. Nonostante i miei tentativi di ricostruire una vita normale, di dimenticare il passato, il richiamo dell’ignoto e la voglia di giustizia non mi hanno mai abbandonato. Mi sono seduto e ho preso la piuma d’oca che avevo sepolto in fondo alla scatola. L’ho intinta nel calamaio e ho iniziato a scrivere:

Cosa vuoi da me, Joel?

La risposta è arrivata subito.

C'è un omicidio da risolvere. Il lago di Avigliana nasconde un segreto.

Ho lasciato cadere la piuma, il cuore ha iniziato a battere all’impazzata. Ho osservato il diario. So che la mia vita sta per cambiare di nuovo. Nonostante il dubbio, so già che accetterò questa chiamata.

Primo gennaio 2025

Caro diario,

ti scrivo da un piccolo appartamento nella periferia di Avigliana. Dopo due anni di silenzio, eccomi qui: Giorgio De Giorgi, cuoco di nuovo. Non detective, non eroe delle cronache, ma un uomo con una casacca bianca e il classico cappello da chef.

Sono passati due anni da quel fatidico mese di gennaio 2023 che hanno cambiato tutto. Ho evitato di pensarci per così tanto tempo, ma, alla fine, non puoi davvero scappare da te stesso, vero? Quelle giornate hanno segnato il momento in cui ho capito che il mio cuore non apparteneva al mondo delle indagini, ai viaggi nel tempo. Non è stato facile prendere la decisione di chiudere quel capitolo della mia vita, ma neanche cucinare una buona zuppa è facile, eppure lo faccio ogni giorno.

Avigliana mi ha accolto con un’aria che sembra sempre sapere di erbe fresche e legna bruciata. C’è qualcosa di confortante nella semplicità di questo luogo: il lago che riflette il cielo grigio d’inverno, le strade acciottolate che sembrano sussurrare storie antiche, e la gente che ti saluta con un cenno, senza fare domande. Nessuno qui mi riconosce come “Giorgio il detective”, ed è esattamente ciò di cui avevo bisogno. Voglio che mi conoscano come Giorgio lo chef, l’uomo che sa preparare un risotto ai funghi degno di essere ricordato.

Oggi, mentre sistemavo casa, dopo i festeggiamenti del mio quarantaduesimo compleanno, ho trovato una scatola nascosta in cima all’armadio. Dentro c’era il diario che avevo iniziato a scrivere due anni fa, quello che mi ha portato in giro per il mondo a risolvere misteri e a guadagnarmi un nome. Non l’ho aperto. Non ho bisogno di rivivere quei momenti. Il dolore che ho provato negli ultimi giorni è ancora vivo in me. Ma guardandolo, mi è tornata la voglia di scrivere. Ecco perché ho deciso di iniziare un nuovo diario, proprio oggi.

Questo non sarà un diario di indagini. Non ci saranno criminali da smascherare, enigmi da risolvere o confessioni da estorcere. Sarà un diario di vita, un racconto quotidiano di chi sono ora e di chi voglio diventare. Non più un detective, ma un uomo semplice con una passione per la cucina e per le piccole gioie che la vita ha da offrire.

Non so dove mi porterà questa nuova avventura, ma una cosa è certa: il passato non mi definirà più. Da oggi, ogni pagina sarà dedicata al presente, a questo piccolo angolo di mondo che ho scelto di chiamare casa, e a quei piccoli momenti di felicità che mi ricordano chi sono realmente.

Ora è meglio che vada. La cucina del ristorante sta chiamando, e non posso ignorarla. Questa è la mia missione: cucinare con amore, vivere con semplicità e lasciare che le parole raccontino la mia storia, una ricetta alla volta.

A presto.

Giorgio

Se vuoi sapere cosa è successo prima di questo diario... leggi il libro "DETECTIVE PER CASO - GENNAIO"